Violetta Viglianisi nasce ad Ostia, litorale sud Romano il 12 marzo 1990 seconda di due figlie, le sue origini sono romane da parte materna e siciliane da parte paterna, il mare ha sempre fatto parte della sua vita fin da quando era piccola, quest’ultimo lo ama soprattutto d’inverno.Si diploma all’Istituto tecnico di ragioneria ma già sa che quella non è la sua strada poiché, le sue passioni principali sono: la filosofia, l’Astrologia e la poesia. Si iscrive alla facoltà di Filosofia a 22 anni che lascerà dopo tre anni per riflettere su ciò che veramente vuole fare, proprio per questo decide all’età di 27 anni di iscriversi all’ accademia di Astrologia classica di Roma dove accosta allo studio appassionato di questa disciplina una crescita personale non indifferente.La poesia ha da sempre viaggiato in parallelo con i suoi studi e cominciò a scrivere inizialmente per dare forma alla sua parte onirica molto forte, molte delle sue poesie difatti descrivono i suoi sogni.Crescendo ha affinato la sua tecnica in uno stile che accosta sinestesie ad un’interpretazione descrittiva del proprio vivere personale, definendolo quasi esistenzialista.
Nel 2015 partecipò ad un’iniziativa culturale a Casal Bernocchi dove vennero scritte su delle pareti aforismi per favorire la lettura, successivamente ci fu una propria divulgazione poetica sul palco.Nel 2016 vinse il terzo premio del concorso di “Padre Melis” con attestato e nel 2018 si posiziono tra i primi sei finalisti di un concorso dedicato ad Alda Merini.Il suo modo di intendere la poesia diversamente fu, però, nel 2019 in una competizione poetica definita “Poetry Slam”, una gara all’ interno di un locale dove a ritmi di rime poetiche si coinvolge il pubblico per scegliere un vincitore e qui, per quanto interessante e appagante fosse stata questa esperienza, capì che oltre il lato oratorio della divulgazione poetica aveva bisogno di altro, l’accostamento all’immagine.Dopo l’ultimo intervento fatto per un iniziativa sociale nel luogo in cui abita nell’ estate 2021, ha dato vita ad un progetto a due con una sua amica che vuole unire l’immagine alla poesia dando via a qualcosa di nuovo. Il resto è futuro.
Bibliografia:
Esposizione poesia singola inedita: L’equilibrista, anno 2013.
Raccolta inedita: Piume di piombo, anno 2014.
Esposizione poesia singola: Dialettica celeste, anno 2017.
Raccolta inedita: L’eremita e le sue figlie, 2018.
Collaborazione mostra collettivo Arteca: Replicanti 2021.
Condottiero di pagliaNella commedia della vitatroverai corsi d’acqua e lingue di fuoco con dissoluti viandanti e morigerati eretti. E qui, giocolieri da magici imbrogli Scambiano sfere Istinto e ragione. Parolieri in cima, vedette di guardia celebrano proverbi e proclamano verdetti. Un colpo al capo, e tu condottiero prendi vita, tra armature di paglia, odore di fieno e spade fragili, vetro soffiato. Non si è pronti allo smembrarsi della propria veste Ma la volontà invece è desta procura le sue promesse. La pioggia lo spoglia dal suo velo di paglia staccando lo strato, mostra nudo il suo autentico umano. Foglio di papiroNel giardino della mia anima,vi è a volte profumo di vaniglia. Colma di fiori e piccole lucciole, Le devi toccare. Se arriverai alla mia dimora, ti tenderò il mio ventre, e la mia pelle sarà per te foglio di papiro. I nostri spigoli luce soffusa, sospesi in aria, in un candido abbraccio. A testa in giùA testa in giù prendo il mondo.Scopro blocchi di sale. Freddi, compatti riempiono gli angoli ma il mio senno si eccita, tutto si scioglie. Non esiste arbitrio a questo intimo evento l’eco esterno fa troppo baccano. Io sono scudo scelgo il lato migliore. Preferirei essere messa in acqua tutto è ossigeno nella leggerezza di un corpo, non ho bisogno di chiudere gli occhi. Lo spazio è vetro appannato. L’intuito cambia materia Il soffio vitale si è ripreso. La eremita e le sue figlie"Prezioso è il cammino dell'eremitaTuffo certo nell' anima giacente, calco della scelt del nostro silenzio. Auguro a tutti questa tempesta immobile Per stare a guardare Per volgere in alto il respiro Il nostro qui ed ora. Fermarsi è il debito di chi corre forte, L'unico modo per barattare il tempo fino alla morte. E in quel luogo potrai ammirare con i tuoi palmi colmi di luce, Il soffio di ciò che hai appreso, Il suono del tuono dell'io lasciato indietro. E mentre tu sei fermo nulla ti rincorre La tua amarezza si è fermata per rigenerarsi. Ninfee appena nate Sei la forza del tuo animale guida Il pensiero più profondo, L'Utero del tuo sapere. E quando raccogli carcasse della tua prima vita Tu medita Viaggia incamminati vorticosamente. E davanti un falò che illumina le tu parti ardenti, Tu medita Viaggia Incamminati vorticosamente. L'incandescenza si trova nei tuoi art, Nella corsa più competitiva della tua vita. Irrompi il tuo kiklos e gettalo indietro, Mentre percorri la tua più umida riva, Così da camminare danzando Cantando la ricerca della tua nuova saggezza. Non vi è testamento e nessuna traccia da seguire Accucciati davanti al tuo intuito, Il tuo viaggio e concluso, Solleva il suo mento e bacialo Con la dolcezza di guarda il compagno Delle suo nuove promesse." CoralloMi immergo nei tuoi sensi,un’odissea di avventure profonde, contro corrente battevo scogli e mancanze, e corallo erano le tue parole. Umide riempivano i miei polmoni, tornavo giù, meditavo, sotto acqua e aspettavo. Una conchiglia mi rassicura, vedo un’ombra, insaziabile, divora la mia energia. Distrugge il mio guscio. Quella creatura, sfuggente al mio grido Quella creatura eri tu. |
L’equilibristaAveva il sole negli occhinonostante quella nuvola che lo cingeva sempre, grande amica, le dava sicurezza. Le sue mani erano tese, nevrotiche teneva qualcosa tra le dita, gesticolava in continuazione. Osservandolo meglio Sembrava essere il burattinaio del proprio Ego Giostrava arroganza e delicatezza. Un equilibrista dell’essere Un equilibrista della propria anima. Il ritmo dell’ambienteLe mie emozioni sono corde d'ogni strumento,l'ambiente le dita che lo suonano. Nell'istante s'incontrano, e il mio corpo li contiene. Seduto al centro di una sala si trasporta indaco colore fino a toccare i suoi angoli. A volte mi trovo dentro una villa, le persone, paillettes dorate sono lascive, vogliono esser toccate. Ormai ripiena la dimora prende vita e le scale sono le sue vene, scolate da risa e da decise spinte, da chi si ferma, piccolo germoglio, e da chi accelera e sciupa i suoi vestiti. Poi un tocco. I miei palmi schiaffeggiano tamburi i passanti si fermano immobili nella loro esperienza. Mi presento e la mia musica si ferma, si voltano a me. Sale sul soffitto il loro suono. Mille volti e mille giorniPotremmo volteggiare in alto,insieme a piccoli colibrì inspirando particelle d’ossigeno color arcobaleno. Invece, risolviamo delusioni accuciandoci in scatole centrifughe e tossici sospiri. Oppure apriamo finestre a forma di ali, aspettando scacciapensieri cadenti dal cielo. A volte ci chiudiamo in grotte vizi e malinconie farcite divorandole come pepite. C’è poi quella fresca giornata mentuccia sfregata lavata dal sole invitante di sogni pungenti e vincenti! Ma poi, un girone ti fa sesso, riflesso nell’imbroglio da te sempre permesso, e capisci, che dalla vita, sei deflesso. E a noi che ci importa prendiamo le curve accelerando sui magnifici istanti fermandoci in incroci aggrovigliati forse da nebbia o da nodi capelli. Li vedete quei deserti pieni di sete? Conducono a mari morti o alla via della seta. E tu sai nella vita di aver bevuto cascate d’acqua curative ma a volte veleno, in cui ti accorgi che non bastava una misera goccia per renderti vivo ma maledetto, supplicando di ritrovare una scheggia di saggezza. E mentre battezziamo le membra in abissi e superfici, sappiamo solo che un giorno i nostri corpi scolpiranno dalla creta forme armoniose, la serenità è giunta si adagia alla nostra acerba premura. Nata d'invernoNata nel gesto dell'inverno,il freddo mi convinse nel primo respiro, che il mio etere era già al corrente di foglie cadute. Aspettava la neve, bianca, pura, lieve. E quindi essa casco Modica dissennata, si sciolse subito. Mentre le correnti, lancette del tempo sboccarono in me diverse epoche. Odorai una bellezza leggera, nei miei compleanni quella della composta primavera. Compresi il mio spirito fu fautore dei suoi equinozi ed i solstizi. Mi accorsi quanto fosse inutile, vivere un estate senza un umido autunno, mi accorsi quanto fosse inutile respirare germogli di rose senza aver prima increspato il mio corpo. Ma è questo cio’ che accade, ogni volta che si rinasce nelle tenere e fraciche fasce, su cui piange o sorride la memoria, musa angelica e melodica che si dirige verso la mia fine. L' approdo ormai colmato Si rilassa dentro il suo unico porto. |